
Reggio Calabria è uno strano universo, un mondo parallelo che amo e che provo a rispettare e a difendere, Reggio Calabria è una città ignara della sua bellezza e della sua forza, un gigante che si accontenta di essere un nano da giardino, una matrona inconsapevole usata e sbugiardata dalla politica nazionale.
Reggio Calabria è un mondo a parte, incomprensibile ai più ed intraducibile, forse, anche ai più attenti osservatori; Reggio Calabria è la mia città, è la città di tutti, è il tramonto sullo Stretto, è la perla preziosa al centro del Mediterraneo.
Reggio Calabria è la città accogliente, è “colei” che ha sposato il dogma greco dell’accoglienza vivo e pulsante tra le sue strade.
Reggio Calabria però non è una teocrazia, un luogo dove tutta l’inclusione è una bestemmia e dove le pire sono pronte davanti alla cattedrale metropolitana; mi fatto tenerezza l’intervento della curia che tramite don Davide Imeneo, direttore per l’ufficio delle comunicazioni sociali, ha tuonato con lo stesso vigore di Innocenzo III contro il Sindaco Falcomatà; tale intervento è scaturito dalla “fastidiosa”, per la curia ovviamente, partecipazione dello stesso al gay Pride del 27 di Luglio; don Imeneo ha parlato di “doppia morale” , ha criticato, non poco velatamente, l’utilizzo dello “slogan” «Nessuno escluso, mai» da parte del primo cittadino, frase “simbolo” questa per la Chiesa reggina: si tratta infatti della conclusione del testamento spirituale di don Italo Calabrò, già vicario generale della comunità diocesana in riva allo stretto.
Ha tuonato Don Imeneo, come Zeus altitonante parlando di “valori non negoziabili” e accusando il primo cittadino di utilizzare due pesi e due misure e di un «uso a intermittenza della coscienza politica in tema di famiglia; una doppia morale che, in questi lunghi 5 anni di governo a Reggio Calabria, ha avuto diverse manifestazioni.
Ci chiediamo, infatti, perché il Comune abbia stigmatizzato la manifestazione del Bus delle Famiglia: la tappa reggina, infatti, è stata osteggiata dalla Commissione Pari Opportunità di Palazzo San Giorgio. Ma come? Una Commissione comunale vocata all’inclusione sociale che «esclude» a mezzo stampa chi la pensa differentemente dalla Comunità Lgbt?».
Da cittadino di Reggio Calabria e da cattolico, in tutta sincerità e a mio modestissimo parere, tale intervento appare abbastanza fuorviante e incomprensibile; andiamo però a piccoli passi.
Sfuggirà probabilmente a don Imeneo la storia del gay pride e le motivazioni che hanno fatto nascere tale manifestazione, non starò qui ad elaborare una summa storica del Pride ma è bene sottolineare quanto tale manifestazione risulti basante sul dogma dell’inclusione, cosa abbastanza estranea al family day e alle sue creature periferiche.
Altra domanda interessante e che in realtà mi sono posto da sempre durante i miei studi di filosofia e teologia è questa: perche la chiesa è a volte è così omofobica?
Che bisogno c’era da parte della curia reggina d’attaccare così e gratuitamente il sindaco di Reggio Calabria colpevole soltanto d’aver partecipato ad una manifestazione questa sì, realmente inclusiva e pacifica?
Conosce Don Imeneo il flagello dell’omofobia, cancro sociale che ha mietuto moltissime vittime tra le quali giovanissime, le quali trovano in queste manifestazioni definite da molti ecclesiastici “carnevalate” un appoggio vitale?
Dovrebbe la curia reggina, la prossima volta, non chiudersi tra i suoi castelli, dovrebbe la curia reggina, al prossimo Gay Pride, farsi un giretto tra i carri festanti, dove potrà incontrare, ne sono certo, tra i volti sorridenti dei giovani che hanno fatto coming out, tra i boa delle drag queen “favolose e dissacranti”, tra i volti distesi dei genitori che hanno accolto come un buon pastore i figli ritrovati, tra le giovani coppie che s’amano radicalmente e visceralmente quel Dio cristiano, quel Dio che per Pascal è: «di amore e di consolazione, quel Dio che riempie l’anima, quel Dio che fa internamente sentire a ognuno la propria miseria e la Sua misericordia infinita, che si unisce con l’intimo della loro anima, che la inonda di umiltà, di gioia, di confidenza, di amore, che li rende incapaci d’avere altro fine che Lui stesso”.
Pax et Bonum Don Imeneo... restiamo umani!