A volte capita che per caso arrivi in un posto in questa strana estate pre-in-post Covid e ti rendi conto che l’Italia è davvero uno strano posto, denso di contraddizioni e di realtà strane. Domenica scorsa sono stato a Cirella, frazione del comune di Diamante, uno dei posti più “in “del turismo della costa tirrenica calabrese. Gente del nord e di Milano, Napoli e Roma, assieme alla borghesia professionale di Cosenza. E lì mi è capitata una esperienza bella assai.
C’è infatti un lido ristorante di grande bellezza e qualità: una su tutte ed è raro il distanziamento perfetto di più di 5 metri tra gli ombrelloni. Ma nella Calabria delle mille contraddizioni e che non è solo Ndrangheta e che poi non è solo maledizione un lido può raccontare tante altre cose. Ma la vera storia che è tutta davvero una storia da raccontare è una cosa che apre il cuore.
Il lido si chiama l’Altro lato beach ed è davvero un lido multietnico.
Difronte ha tutto il golfo di Policastro e sopra i ruderi dell’antica Cirella. Un abitato distrutto nei secoli scorsi ma oggi visitabile nell’antico convento. Nel lido si sta bene e si mangia anche meglio, il cuoco Arnaldo è di Cosenza: è un’istituzione la sua carbonara e gli altri suoi piatti locali sono straordinari. Il pizzaiolo è cosentino. Ma il sushi chef arriva dal Giappone mentre il suo vice è egiziano.
Quando arrivi ti accoglie un ragazzo cingalese. In sala tra i tavoli serve un ragazzo delle filippine insieme ad altro personale italiano. La comanda te la prendono due ragazzi delle Mauritius. E dedicato all’assistenza e noleggio gommoni c'è un ragazzo del Belgio.
Tutti in regola, tutti italiani, tutti di grande esperienza. Sono professionisti al massimo livello nel loro settore con storie di successo e integrazione nel lavoro che hanno scelto. Tutti parlano un perfetto italiano ricco di sfumature dei dialetti delle città italiane in cui abitano.
Le bandiere arcobaleno sventolano vicinissime a quelle balneabili. Insomma viene rappresentata una vera storia di integrazione, realizzata da un imprenditore calabrese che si chiama Walter Ruffolo e viene da Cosenza. Uno che lavora dalle 6 del mattino a notte fonda.
Quello che oggi è l’aiuto cuoco, e cucina delle stupende frittelle di alici che manco un calabrese sarebbe in grado di fare, è un ragazzo ghanese arrivato anni fa con poca esperienza, tanta voglia e tenacia e con straordinarie qualità non solo in cucina.
Ha un riserbo che fa davvero tenerezza. In 5 anni ha imparato a fare di tutto, assiste il proprietario, per il quale oggi è un amico con ogni cosa, ed è uno chef super. Ma la cosa più bella è ancora un’altra: è diventato soprattutto un cittadino italiano. Cioè può votare. Può dirsi italiano tra gli italiani e gli altri suoi colleghi. Conclusione del fatto? Quando si vuole si può fare qualcosa di bello e di utile. Se non si hanno pregiudizi e se si guarda al mondo per quello che è.