padre: emigrato in Svizzera.
Marcinelle… E mille altri luoghi oscuri. Mille altre vittime. Senza nomi.
Per loro, sui giornali, solo silenzio.
„Me patri ava ‘a… sicosa…” - Peró tu non puoi aiutarmi, mi devi
insegnare l’italiano, i tuoi colleghi il tedesco… la matematica…
importantissimi per il mio futuro! - “Ma me patri ava ‘a silicosa…”
La studentessa dal viso di porcellana, i lunghi capelli biondi grondanti
sudore, trascorre un mese davanti ai forni, 600°C, prima di portare i
suoi occhi di mare a nutrirsi di Mediterraneo. Dieci preziosissimi
giorni da far bastare fino all’estate successiva.
Da una vita ormai, Vittoria ci trascorre 11 mesi all’anno, davanti a
quei forni. Per guadagnare soldi, per tornare finalmente in Italia col
marito, coi figli, per compare casa e poi fare la bracciante per dar da
mangiare alla famiglia.
La madre del sud finisce il turno a mezzanotte in punto: otto ore in
segheria, macchine mostruose, un frastuono infernale, ma ora basta!
Una rinfrescata e via, col marito, in macchina: li attendono 2.500 km
in direzione sud. “Fermate, solo di tipo B: bagno e benzina!” Ogni
minuto è prezioso, quando si possono vedere i figli solo un mese
all’anno.
Il ragazzo siciliano morto di tumore - “lavorava alle vernici…” - Tutto il
dolore del mondo pietrificato nello sguardo di sua figlia. Sette anni.
Gli occhi di vetro, asciutti, ti raggiungevano da una distanza infinita e
tu non potevi guardare altrove, ci annegavi dentro coi tuoi, alla
ricerca di una risposta, di un qualche appiglio per appenderci due
inutili parole di conforto. Per poi, sfinite, tacere insieme.
La vedova bianca decide di dire basta ad un matrimonio fatto di un
marito per un mese - ed un figlio! - all’anno. Lo raggiunge e finisce a
lavorare… gratis! Perché, fra vari intermediari non si sa (!) chi la deve
pagare. E lei non conosce la lingua.
Una volta, “Rosarno” eravamo noi. Ma in un tempo molto, molto
lontano… Quando accadde la tragedia di Marcinelle, io non avevo
ancora un anno…