REGGIO. La Festa (bellissima) è finita. Ora andare oltre le pause

REGGIO. La Festa (bellissima) è finita. Ora andare oltre le pause
 

fuochi     di DANIELA MAZZEO -

Ripulire la città è necessario per togliere le impronte della Festa e riabituare gli occhi dei cittadini alla routine del giorno dopo. E’ trascorsa la mezzanotte da un bel po’, quando il primo botto dei fuochi pirotecnici richiama l’attenzione della città ad alzare gli occhi al cielo per lo spettacolo di forme e colori che proietta le sue luci sull’acqua cristallina dello Stretto. I giochi di fuoco magicamente ogni anno più belli, fanno parte della tradizione della Festa Mariana e ne segnano la chiusura. Irrompono in una città in stand by da ormai troppo tempo, che aspetta i segnali di ripresa e ancora sognatrice può solo affidare al cielo i pensieri di buoni propositi.

 Una festa religiosa che si nutre dei sentimenti di tantissimi cristiani,molti tra i quali sono fedeli e sentono il reale bisogno e l’incondizionato trasporto di accostarsi a Lei con lo sguardo vero e la mano sul cuore. Altri tanti o pochi chiedono solo di essere consolati.  

Si è respirata la stessa aria per ben quattro giorni. Il fumo dei piaceri e il profumo della sazietà. Il traffico delle strade e quello dell’anima. Le polemiche e le riflessioni. La festa, la chiesa , la città.

 Ogni angolo di Reggio ha goduto della presenza dei suoi cittadini. Le piazze principali hanno accolto spettacoli e performance di artisti reggini che hanno voluto dare il loro contributo regalando alla loro gente bravura e passione, tenendo ben saldo il legame con la propria terra nonostante spesso gli volti le spalle. 

Ogni via ha avuto un tocco di luce anche se la penombra è rimasta tra i pensieri di coloro che si ribellano silenziosamente alla realtà attuale della città preferendone meno sfarzi e più impegno.

 Oggi è il giorno dopo.  

La città ritorna alla quotidianità. Spegne i riflettori ma si augura di vederli ben presto accesi sui problemi, tanti e gli stessi rimasti insoluti, altri nuovi da affrontare.

 Con la speranza che il rumore dei botti dell’ultimo giorno di festa svegli le menti intellettuali dal sonno artefatto per eludere la realtà e con la mano sul cuore la città si augura di uscire dallo stato di pausa perenne.