CALABRIA. Turismo, quel che non ci dice la Bit

CALABRIA. Turismo, quel che non ci dice la Bit

bit   di FILIPPO VELTRI

- Ha ragione il fondatore del movimento degli eretici, Massimiliano Capalbo: la borsa del turismo di Milano, la famigerata BIT, e’ un po’ come Sanremo, Natale o Pasqua, o Ferragosto o la Befana. Esiste cioè, c’è, non c’è dubbio alcuno, e ogni anno ci propina dunque la solita passarella (proprio come a Sanremo appena concluso), in cui i vari governanti della Calabria e di tutte le altre Regioni si presentano e ci dicono quello che e’ andato bene ma poco su quello che non e’ andato e poco su quel che si farà.

Anche quest’anno è andata così, con Oliverio e tutti i dirigenti della Regione (questi ultimi peraltro sono sempre gli stessi da ben oltre un ventennio, per cui a quel tavolo della tradizionale conferenza stampa da 30 anni l’unico elemento di novità e’ dato, anno dopo anno, proprio dal cangiante Presidente) che ci hanno informato sulle magnifiche e progressive sorti di un comparto decisivo ai fini del decollo della Calabria.

Il sistema informativo turistico della Regione Calabria, che conduce per conto dell'ISTAT una rilevazione sui clienti negli esercizi ricettivi - un'indagine totale che viene svolta con periodicità mensile - ci ha presentato un quadro in cui i turisti che arrivano in Calabria sono per l'83% italiani, mentre seppur negli anni hanno evidenziato tendenze positive, resta bassa la percentuale di visitatori stranieri. Dall'analisi del movimento turistico nazionale risulta inoltre come solo poche regioni fanno registrare delle flessioni in termini di movimento verso la Calabria. Il movimento nazionale verso la Calabria è cioè fortemente caratterizzato dalla prossimità: i campani sono storicamente i maggior frequentatori delle coste calabresi, con circa 2 milioni di presenze nei primi 3 trimestri del 2015 e un +5,5% d'incremento, segue il Lazio con circa 760 mila presenze e un incremento del 6,6%. Il mese durante il quale si registrano le migliori performance è il mese di luglio (+11,7% gli arrivi e +8,2% le presenze) e agosto resta il mese preferito per raggiungere la Calabria.

Per il futuro i nuovi turisti cercheranno esperienze sempre più ad hoc, per questo l’industria si orienterà alla valorizzazione delle nicchie e alla personalizzazione del viaggio. Molte di queste specificità appartengono al territorio calabrese che – dice il rapporto - pur mantenendo negli anni un “ritardo” rispetto al mercato turistico nazionale e internazionale, allo stesso tempo ha salvaguardato la propria identità sulla quale è importante puntare. Bisogna puntare sull'unicità delle destinazioni, valorizzare le peculiarità e le eccellenze dei territori. Il cibo, la storia, la natura, i beni culturali: possono costituire dei potenti attrattori, a condizione – sempre citazione testuale dal rapporto - che vengano resi fruibili sul territorio e vendibili sul mercato turistico.

Il rapporto del sistema informativo turistico sembra, dunque, chiaro ma ovviamente mancano gli stimoli concreti e contingenti che devono venire dagli operatori e dalla politica. Il problema del turismo in Calabria continua, infatti, ad essere clamorosamente sottovalutato da decenni a questa parte (con buona pace di quegli ultraventennali dirigenti della Regione!) e non può bastare questa vetrina della Bit-Sanremo-Natale-Pasqua-Ferragosto per metterci una toppa.

Ci vuole invece un lavoro silenzioso ma operativo, di rete, serio, con operatori ed enti locali, una reale valorizzazione del nostro patrimonio, l’avvio di contatti veritieri con l’estero per portare masse di turisti e non singoli ed episodici viaggiatori. E poi tutto il lavoro sulle infrastrutture, sulla professionalita’ degli operatori, sulla stagionalita’, sul territorio, sul raccordo con la cultura e tanto altro ancora.

Tutto però, lo ripetiamo, in rigoroso silenzio e senza questa inutile grancassa della Bit, che anzi serve solo a confondere le acque e le idee. Come suggerisce il prof. Emilio Becheri (massimo esperto italiano nel ramo, docente di Economia turistica a Firenze) le regioni del Sud dovrebbero fare squadra con un’integrazione con tutti gli enti che operano nel settore. Il turismo calabrese aspetta silenzioso questa svolta epocale.