
Capita nell'inedita canicola settembrina milanese di imbattersi nella presentazione di "Generazione Rosarno" della giornalista del Sole24ore Serena Uccello (Melampo Edizioni), un volume sulla pedagogia della resilienza, che racconta le tante storie che promanano dall'Istituto di Istruzione Superiore 'Raffaele Piria' di Rosarno, guidato dalla dirigente scolastica Mariella Russo. Si sperimentano testimonianze forti come l'abbraccio tra un procuratore e un figlio di mafiosi, i cui parenti vengono arrestati proprio dallo stesso rappresentante delle istituzioni. Come con le Brigate Rosse si tentano approcci illuminati, terapie e percorsi di giustizia riparatoria tra vittime di mafia e carnefici, ancora in carcere. Sono descrizioni appassionate e commosse quelle della giornalista palermitana, che rievoca la vicenda di Maria Concetta Cacciola, ma snocciola anche diversi episodi occorsi a tanti ragazzi che cercano di deragliare rispetto a un destino di morte, in un territorio borderline con la legalità. Ragazzi che possono forse ottenere una chance salvifica, un'exit strategy liberatoria dalla 'ndrangheta attraverso la scuola-fortino. C'è salvezza, ci si può emancipare entro un certo perimetro attraverso una didattica corale e dei piani di offerta formativa mirati? Questo l'interrogativo da cui muove l'interessante saggio giornalistico. Tra i sostenitori di questa teoria lo scrittore Gesualdo Bufalino e il Procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri. Tutto molto toccante, consolatorio. A stonare è solo la pronuncia 'andrangheta' (dove l'alfa non è privativa), che sfugge all'emozionata scrittrice. Se ne accorgono in pochi. Tanto è comune la storpiatura fonetica tra i media extracalabresi.
Insieme all'autrice, che legge passi del libro e affabula l'uditorio, che affolla la libreria '25 aprile' della Festa provinciale del Pd, troviamo Annarita Leonardi, coordinatrice del dipartimento legalità regionale dei democratici. Leonardi ripercorre le tappe della sua mancata candidatura a Platì, dove non si elegge un Sindaco dal 2009, rivelando anche l'aneddotto che la spinse a farsi promotrice del primo No Mafia Day, dopo la rivolta dei migranti a Rosarno. Toccante anche la rivelazione del sogno del bambino Francesco, che vorrebbe vedere la facciata del palazzo municipale dipinta con la scala cromatica del tricolore.
"A Platì", ammette Annarita Leonardi, "sono stata lasciata da sola dal mio partito, anche se ho avuto il sostegno di Matteo Renzi". Va detto in proposito, che se un partito vuole lanciare un messaggio di speranza assembla una lista parlamentari e consiglieri regionali, rompe gli indugi, supera gli ostacoli burocratici, le divisioni, esce dal cono mediatico e si presenta compatto con una compagine anche di rappresentanza, mettendo al centro le proprie figure di punta per lanciare un grande segnale antimafia. E invece niente lista a Platì e a Rosarno. Le corrispondenze biunivoche Calabria-Lobardia non mancano, fanno notare altri conferenzieri. Platì e Rosarno chiamano in causa direttamente Milano. Buccinasco, periferia sud-ovest milanese è chiamata la 'Platì del Nord', già feudo dei potenti clan Barbaro-Papalia. Contro i Bellocco di Rosarno nel 2012 è stata condotta una considerevole operazione da parte della via, dopo che la cosca aveva messo le mani, su invito di un imporenditore lombardo su Blue Call, azienda di Cernusco sul Naviglio, una delle più importanti aziende italiane che si occupano di call center. Insomma, il principio follow the money, tanto caro a Giovanni Falcone è quanto mai atttuale. Testa in Calabria, affari sporchi, riciclaggio, traffici vari, diffusi anche, non solo nel Settentrione d'Italia. Sul finire del dibattito, a lasciare perplessi è sempre la solita domanda da immaginario fiction, posta dal pubblico, rivolta all'esponente democrat: "Lei si è sentita come un'aliena a Platì? Chi le è stato vicino?". Come se fossero ancora i tempi di Mamma Coraggio, Angela Casella e dei 127 sequestri in Aspromonte. In tutto questo l'occhio del cronista distratto cade, quasi per caso, su una pubblicazione ingiallita collocata sul bancone dei libri usati, in cui il magistrato Agostino Cordova appare con il suo sigaro spavaldo in bella vista. Oltre la cupola: massoneria, mafia e politica è il titolo. Autori: Francesco Forgione e Paolo Modiani, con prefazione di Stefano Rodotà, edita nel 1994. Basta scorrere solo l'indice bibliografico incartapecorito per trovare i nomi di santisti, piduisti, mammasantissima ed eccellenti che hanno popolato le cronache giudiziarie nel reggino e non solo negli ultimi anni. Paolo Romeo, per intendersi viene citato una dozzina di volte. La conclusione del Procuratore Cordova è lapidaria: "Dagli accertamenti condotti fin qui è risultato che la massoneria deviata è il tessuto connettivo della gestione del potere, con una rete capillare estesa a tutto il teritorio nazionale e collegata strutturalmente con analoghe organizzazioni in tutto il mondo". Tornano in mente allora le ultime parole dell'ex sostituto procuratore antimafia Vincenzo Macrì, analizzate tempo addietro da Aldo Varano, che fanno il paio con quelle rilasciate al giornalista Ruben H. Oliva nel documentario trasmesso dal Corriere.it nel 2011, Soffocati dalla 'ndrangheta: "La partita con la 'ndrangheta poteva essere chiusa molti anni fa e invece...". Come non pensare del resto alle vicende della Trattativa Stato-Mafia? Parabola significa che le serate a tema fra non addetti ai lavori sono utili ad alfabetizzare sul fenomeno mafioso e a ridare speranza e consapevolezza. Poi bisogna fare i conti con la realtà lapalissiana, non dimenticando che la lotta alle mafie da tempo, da troppo tempo non è in cima all'agenda politica di questo Paese e non può essere delegata unicamente alla repressione come si sente dire da più parti. Ma neanche alla storiografia postuma e revisionista a distanza di 20 anni.