IL FILM. Un padre, una figlia. Quando la Transilvania racconta la nostra terra

IL FILM. Un padre, una figlia. Quando la Transilvania racconta la nostra terra
padreFiglia Un padre, una figlia” che ha ottenuto a Cannes il Prix de la mise en scène, è del regista romeno Cristian Mungiu, impegnato a raccontare il suo paese senza veli, denunciando la corruzione che anche in modo sottile si insinua nel tessuto sociale avvelenandolo nel suo profondo, fino a corrompere il rapporto tra genitori e figli. Il rischio, usciti dal cinema, è di liquidare il film come un prodotto lontano dalla nostra realtà e ripetitivo in una trama che sottolinea ancora una volta il rapporto padri-figli, dimenticando che il cinema, come la letteratura, è una cassa di risonanza delle urgenze del nostro tempo, che aiuta a superare l’abitudine, l’indifferenza e l’acriticità che il piccone dell’informazione scava dentro di noi, rianimando  sentimenti sopiti e stimolando riflessione e critica.

In questo film la rappresentazione dei luoghi può sembrare distante anni luce dalla nostra vita, ma certamente non dalla realtà delle nostre periferie. Inquieta che un medico viva in un quartiere che troppo assomiglia alle nostre banlieues degradate, nelle cui case l’energia elettrica è erogata a singhiozzo.  Il degrado e la corruzione sono una cornice importante per comprendere le vicissitudini dei personaggi e nonostante la diversità del contesto storico, la perdita dell’etica e la mancata trasmissione di valori fanno pensare alla realtà di casa nostra.  

Romeo è un medico ospedaliero che con la moglie,  nel 91 alla caduta di Ceausescu, ha scelto di rientrare per cambiare il loro paese. I sogni e le belle speranze si sono infrante sugli scogli di una normalizzazione che ha assorbito tutto il negativo che il regime esprimeva. Crollato il muro delle illusioni, sono divenuti degli adulti tristi e grigi, “tanto non c ‘è futuro, non si possono cambiare le cose…”. Una coppia in crisi che rimane insieme per inerzia. “.

Unica luce nella loro vita, la figlia Sandra, nella quale sono riposte soprattutto le aspettative paterne.  La ragazza ha vinto una borsa di studio in Inghilterra, ma il giorno prima del bacalaureat, subisce una violenza sessuale e rischia di non poter superare, per il trauma, a pieni voti l’esame che le consentirà di andare via da un paese senza prospettive.  E qui il vaso si incrina. Il senso morale, la correttezza che accompagnavano Romeo si frantumano. Pur di trovare il modo di aiutare Sandra, cerca scappatoie auto- assolutorie che lo spingono lentamente verso una deriva sempre più pericolosa.. “Tutti fanno così”, glielo dice anche il suo compagno di scuola, ora poliziotto,  e una mano lava l’altra. Tutti cercano la raccomandazione, peccato che nel chiedere il favore bisogna dare qualcosa in cambio al faccendiere che in città ha già risolto molte situazioni.

L’etica praticata e predicata da Romeo è messa in discussione e le scelte successive trovano sempre una giustificazione, anche le pressioni che, senza accorgersene, fa sulla figlia, fino a rinfacciarle tutti i sacrifici fatti per permetterle una vita diversa. Lo stupro è derubricato ad aggressione, ciò che conta è il risultato dell’esame, che lei possa riuscire là dove i genitori non ce l’hanno fatta! 

Lo sguardo del regista non è paternalistico, a tratti è talmente penetrante e indagatore sul volto di Romeo, da coglierne la più intima e umana fragilità. Così una finestra rotta che invece di essere aggiustata viene rattoppata è metafora della vita in frantumi. Tutto questo accade lontano da noi, in Transilvania, è solo un film, non ci riconosciamo!  La mancanza del senso dello Stato che non garantisce giustizia, di istituzioni che perseguono solo il proprio interesse e non il bene comune, spinge e legittima una giustizia fai da te, sotto ogni cielo, toccando le corde più segrete dell’individuo che non sa più discernere il bene dal male. La relazione con la figlia ormai incrinata segna la ferita di tradimento che tutti i nostri giovani soffrono quando i genitori mandano segnali contraddittori e fanno scelte ambigue.

Sarà Sandra, saranno i figli ad avere il coraggio di cambiare le cose?  Basta rendere riconoscibile un esame, cancellare le ultime 3 parole a destra nel foglio, suggerisce il preside, ed è fatta. Sembra nulla, ma quella è la scelta che decide il futuro. Un futuro di vita o di morte?  Il mondo, nel film come nella realtà, non lo salvano gli adulti.  Solo l’anziana nonna è ancora testimone di verità, con una frase capovolge le prospettive e confonde le certezze. - Magari Sandra, non vuole partite, vuole restare…. Se vanno via tutti, in questo paese chi può cambiare le cose? - .  A buon intenditore poche parole.