REGGIO. Irrompe il fumetto ed è subito arte e creatività

REGGIO. Irrompe il fumetto ed è subito arte e creatività
fantas   Grande successo di pubblico per “Fantastica, la Fiera del gioco e del Fumetto”, una iniziativa che per tre lunghi giorni ha visto il castello Aragonese preso d’assedio da torme di giovani “barbari culturali” – per citare il saggio di Baricco – divertiti, attenti, ispirati, curiosi, proiettati verso il futuro.

Organizzata dall’associazione culturale Voyager, la “Fiera” ha ospitato fumettisti di grande levatura, tra i quali spiccava per importanza David Llyod, co-ideatore e disegnatore del celebre fumetto “V per Vendetta”, quello con la maschera di Guy Fawkes, l’icona di “Anonymus” per essere chiari. Attorno alle attrazioni principali, i fumettisti appunto, era sistemata un’allegra fila di stand che si snodavano lungo l’affascinante passeggiata tra le mura del Castello, nei quali spiccavano coloratissimi albi di ogni tipo, e poi giochi, gadget e tutti gli articoli possibili per ragazzi (ma anche per attempati cultori). Più che una fiera, è stata un’autentica festa di gioventù.

Il lato luminoso della medaglia dei preconcetti, la parte bella, costruttiva, sana di un mondo – quello dei più giovani – che, tanto per cambiare le generazioni adulte non riescono a comprendere pienamente. I ragazzi coinvolti nell’evento (tantissimi, circa quindicimila in tre giorni) rappresentano il gradino successivo di un percorso culturale che sta modificando la natura stessa dell’arte e della comunicazione.

Il fenomeno del Fumetto, che prima era strettamente riconducibile a due grandi categorie “ o uomini con dei superpoteri o strani animali parlanti “ (cito dall’intervista a David LlYod, che sarà pubblicata integralmente su questo giornale), sta esplodendo in migliaia di rivoli, contaminati da Manga, Giochi, Serie narrative (non possono essere definite solo “TV”: sono guardate sul PC, su canali in rete), film di culto, e tutta una vasta gamma di argomenti e motivi che, nonostante siano spesso di nicchia, grazie alla rete sono accessibili con facilità a chi li cerca. La varietà diventa un crogiolo di creatività che probabilmente in questi anni sta assumendo volume e consistenza, ma che nel futuro detterà i tempi della narrazione, della creatività, e del libero fluire di pensieri e analisi.

Tutto attorno nascono fenomeni indotti, come quello dei CosPlayer, una interessantissima moda che non solo non sarà effimera, ma è destinata a lasciare traccia nella storia del costume.  Non si tratta infatti di semplice travestimento carnevalesco, ma è pura (e nella maggior parte dei casi gioiosa) identificazione in un personaggio del variegato mondo del “racconto contemporaneo”. Le analisi sui motivi le lascio a professori di educazione e pedagogia: io ne ho colto solo il lato festante e allegro, anche se immagino le cause dietro. Ma il “colore” portato da questi personaggi agli eventi è davvero innovativo, soprattutto per una città di provincia come la nostra.

Ma il vero motivo di riflessione è un altro. Tanto successo per argomenti che hanno a che fare con la narrazione. Il raccontare storie e il metodo per farlo.

Che non è più centrato sui libri, la letteratura, la poesia. Questi hanno assunto la funzione ispiratrice di “numi Tutelari”, ma sono nettamente ai margini degli interessi giovanili. Il libro si esalta se diventa film. E se contiene alcuni degli ingredienti che solleticano i palati digitalizzati e scattanti delle nuove generazioni. Rispetto alle quali noi siamo uomini che vivono alla moviola. Serie TV, giochi su piattaforme varie, animazione, software. La velocità del cogliere e del sintetizzare con un singolo sguardo una situazione possibile. Una delle scorciatoie più vicine all’arte è il fumetto. In alcuni casi diventa arte.  Un disegno e qualche “Twittata” di sopra. Si può rappresentare un dramma di Shakespeare in ottanta tavole. Le sceneggiature dei film non sono altro che fumetti. La prima rappresentazione umana, le incisioni rupestri nelle caverne, sono un fumetto che racconta la caccia. E poi, oggi, si può comprendere la crisi epocale dell’umanità visitando una Fiera del Fumetto animata dal futuro in carne ed ossa; ma davvero di crisi si tratta? O forse è solo cambiamento, per quanto epocale? Ai posteri l’ardua sentenza.

Una lunga fila di artisti delle matite e dei pennelli accoglieva i visitatori; c’era modo di osservare il loro talento in presa diretta. Di immergersi in un mondo affascinante, di creatività straripante. E vedere la passione che li anima è altrettanto affascinante. Creano universi interi, mica sciocchezze!

Tra loro i calabresi Umberto Giampà, Carlo Lauro e Roberto Megna (Dik and Cock), e Cecilia Latella, in rappresentanza di una nutrita schiera di giovani e giovanissimi compaesani dediti alla nobile arte del fumettare, disegnare, pitturare e inventare storie, giochi e cose strane. Nelle nuove generazioni l’arte del disegno infatti fa proseliti. Una vera febbre, che purtroppo si traduce poco in sbocchi concreti. Al Sud c’è pochissimo come editoria disposta ad investire, mentre abbondano gli indipendenti, le piccole case talentuosissime ma squattrinate, animate davvero da passione e amore senza fine. Ma questi sono segnali molto incoraggianti.  

La fiera non è stata soltanto fumetto. Proiezioni, concerti, giochi, convegni. Un intero mondo con cui fare i conti. Per capirne di più abbiamo assistito all’illuminante docufilm “Animeland” – racconti tra anime, manga e cosplay -  di Francesco Chiantante, un giovane regista determinato e dalle idee chiare che è riuscito a mettere in risalto l’importanza che hanno avuto (e che hanno) fumetti e cartoni animati nella formazione dell’estetica culturale primigenia, con particolare attenzione verso quelli giapponesi. E con il conseguente slittamento del gusto intero della società verso alcune trame e alcune tecniche tipicamente orientali. Culture che si fondono nel magma ribollente del mondo degli anni 2000 e che contribuiscono ad abbattere nazioni, steccati, idee, razze o pregiudizi. E si ritrovano nell’idea comune del “raccontare”. Storie epiche o di semplici ricerche personali, non importa. La differenza sta nel metodo.

La folla dei ragazzi si snodava lungo i vari piani del Castello Aragonese. Gli stand stracolmi di fumetti classici ma anche di rarità. I padiglioni per i giochi affollati e le “arene” gremite di adolescenti che emulavano John Snow. Gruppi di ragazze vestite da Manga giapponesi passavano ridendo. L’Uomo Ragno faceva capolino accanto a Nightmare con i suoi unghioni. Nel frattempo i disegnatori sfornavano tavole in serie, gli scultori scolpivano, gli esperti dibattevano, ai piani superiori infuriavano tornei di Risiko, di War Machine, di Magic, a giochi di ruolo e sfide di ogni tipo. In realtà loro teorizzano “l’arte come organizzazione del vuoto”. Un concetto che nel futuro risuonerà forte.

Tanta passione, molto interesse, divertimento e cultura. Coniugare questi quattro elementi è stato un gioco da ragazzi per l’affiatatissimo gruppo di organizzatori dell’associazione culturale “Voyager”: Francesco Guida, Roberto Palaia, Tiziana Spinola, Patrizia Cristiano, Caterina Madaffari, Marco Ielo e Federico Pugliese; quest’ultimo ci ha fatto da guida in questo variegato calderone contenente grandi quantità di creatività illustrandocene i molteplici aspetti il cui denominatore comune è la capacità di astrarre. Quella che ci distingue dagli animali e ci permette di raccontare delle storie.

C’era quel bel motto degli anni ’60, che non voleva dire niente ma conteneva un messaggio subliminale di grande potenza e libertà: fantasia al potere. Piano piano, tra guerre, carestie, pestilenze, due passi avanti e uno indietro, ci arriveremo. Nelle fiere del fumetto è piantato il seme del futuro. Il messaggio è fortemente positivo, ma senza per questo trascurare la drammaticità del momento storico. Non si tratta più di evasione: è piuttosto di un modo nuovo di affrontare l’esistenza. Immaginario e realtà che si fondono e diventano una sinfonia della quale noi pre-digitali percepiamo appena le sfumature. Non abbiamo l’orecchio adatto, forse.

È la storia dell’arte, bellezza, che fa sbocciare i suoi fiori nei luoghi più inconsueti, siano lo studio del fotografo Nadar dove esposero quei grandissimi fumettisti dell’epoca (tali erano ritenuti i vari Manet, Degas, Cezanne e compagnia bella) o una Fiera del Fumetto dei primi anni 2000, dove Andrea Pazienza è venerato come un dio e il Giappone è dietro l’angolo di casa.

Bellissima iniziativa, e bellissima la risposta della città, affamata di eventi simili.