L'INTERVENTO. Tiziana Calabrò e la venere di Pistoletto

L'INTERVENTO. Tiziana Calabrò e la venere di Pistoletto
venere degli stracci pistoletto   Se qualcuno pensasse di starle dietro ...ci provi. Ero rimasta  sopraffatta qualche giorno fa  dal suo  post sulla mamma, dalla sua capacità di indennizzare  il danno morale ed  estetico che a questa   parola e  ai suoi veri sentimenti (al plurale) vengono inflitti, ad ogni seconda domenica di maggio, da una  retorica mercificata-perennemente riciclata- e da un  conformismo ingenuo quanto petulante. Ero ancora all'evento  sulla mamma, dunque, quando... zac...,  con un cambio repentino sulla traiettoria delle relazioni esistenziali, Tiziana, detta artisticamente Tizianeda, mi catapulta sotto le lenzuola degli umani.

Già... il 17, sempre di  maggio, è la giornata internazionale contro l 'omofobia. E non puoi certo pensare che Tizianeda  non dispieghi la sua lucida argomentazione (é un’avvocata no?) e  il suo coraggioso armamentario di  sincerità-chiarezza-verità del sentire per metterne a fuoco la problematica.  Per dire ancora una volta che   il  racconto mistificato sulla  natura umana, sulla sua unidimensionalità e sul suo  violento  assoggettamento   ad un ordine storico- sociale dato come naturale, crea tanta  infelicità tra i mortali. E come, viceversa, uno sguardo di terenziana umanità (ah Terenzio!), alleggerisca la condizione della specie, regalandole perfino la parte di felicità riservatale.

Ma...chi si ferma la perde!

Perché ieri, Tizianeda, con una delle funamboliche  mosse a cui non ci  ha ancora sufficientemente  abituati, pare accantonare   la pretesa di muoversi tra gli universali  del giorno precedente (gli umani, la felicità  etc), tornando nella più dimessa icona del noncelapossofare, ovvero, al cambio stagionale degli armadi  tra le mura dei suoi 90 metri quadri.
E qua prende forma, in tutta la tensione della propria  contemporaneità femmina, la  Tziana -Venere di Pistoletto,  l'armonia della sua mente che scrive (il suo pensiero le porge  sempre  una penna) e, di fronte,  un accumulo di "domestitudine" che la interpella. E se Venere rimane imperturbabile di fronte agli stracci …  una donna in carne ed ossa  invece sa   -e Cielo come lo sa! -   quanto sia ineludibile la perentorietà con cui la domestitudine  le si rivolge.

All' improvviso, però, delle voci... ed ecco, gli  intriganti stracci di Tizianeda-Veneredel Pistoletto  iniziano  sorprendentemente a parlare. Vogliono, devono raccontarsi. Salgono sul palcoscenico della vita e mettono in scena pezzi di biografie, intrecci di una fabula comune che loro chiamano esistenza umana: un unico tema, è vero, ma le cui  variazioni, ad ogni tornante, appaiono talmente nuove e imprevedibili  da farcene  dimenticare  il canovaccio.
E  Tiziana  si concilia come sempre  con la domestitudine,  lasciando  che oggi   i suoi abiti smessi ci raccontino  la vita. Che   ricordino a lei  e narrino   a noi l'incontro   con  altre esistenze,  altre circostanze, altri  eventi;  gli incroci con  l'amore, e…  con  il dolore, e con  la  gioia, e con  la  solitudine, e col   noncelapossofare e... con tutto ciò ancora  che appare a noi   come  compimento del nostro  individuale e "specialissimo "  destino.
Appare a noi... perché essi, gli abiti smessi, dico, e le altre cose che pur accompagnandoci  sanno essere più obiettivi del nostro Io, essi  vedono  che tutto  ciò che  raccontano   non è altro che una  replica,  una declinazione infinita  di toni e  sfumature della comune storia della vita umana.
Ed è  ciò che  Tiziana vede  e sa raccontare, e noi, che lo sappiamo fare un po'  meno, ci  riconosciamo nell'aggraziata profondità del suo sguardo, facendoci sorprendere ogni volta  da  calde emozioni

Ps - Ma saremo mai capaci noi Reggini di un'iniziativa che porti questa nostra luminosa scrittrice all'attenzione nazionale?