Matacena, Scajola, Mafrici, Speziali: la ricostruzione del Velino

Matacena, Scajola, Mafrici, Speziali: la ricostruzione del Velino

Nasce da una costola dell'indagine 'Breakfast', che coinvolge l'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, l'inchiesta che ha portato ieri all'arresto dell'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola (Forza Italia), finito a Regina Coeli con l'accusa di 'essersi adoperato per favorire la latitanza' dell'armatore ed ex deputato azzurro Amedeo Matacena, anche lui raggiunto da un provvedimento d'arresto non eseguito proprio perché' all'estero.

Matacena - si legge sul CORRIERE DELLA SERA - è stato condannato in via definitiva a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e si trova attualmente a Dubai. Ai domiciliari sono finiti anche la segretaria di Scajola, Roberta Sacco, la madre e la moglie di Matacena, Raffaella De Carolis e Chiara Rizzo. Scajola, secondo la procura di Reggio Calabria, si sarebbe offerto anche per sistemare in paradisi fiscali africani il patrimonio economico di Matacena, a rischio confisca dopo la sentenza. Scrive il gip: “Ci sono stati spostamenti di somme di denaro per garantire la latitanza di Matacena e soprattutto per attività dirette a rendere attuabile il suo pianificato spostamento dall'Emirato di Dubai alla Repubblica del Libano”.

La disponibilità di Scajola la si evince anche dalla telefonata del 12 dicembre 2013 quando l'ex ministro chiama la moglie di Matacena. La conversazione riguarda lo spostamento di denaro da un conto corrente all'altro. Da questa telefonata, scrive il gip, si denota “l'asservimento totale dello Scajola alle necessità della Rizzo”.

Indagando sulla Lega il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo si è imbattuto sull'affarista Bruno Mafrici , legato alla cosca dei De Stefano di Reggio Calabria, ex consulente al ministero della Semplificazione, all'epoca diretto dal leghista Calderoli. Mafrici si sentiva spesso al telefono con Amedeo Matacena. I due parlavano d'affari e si vedevano pure. In quel periodo Matacena era ancora un uomo libero.

La situazione cambia quando Matacena decide di fuggire alla sentenza definitiva prima alle Seychelles e poi a Dubai. Anche da latitante, continua a sentire l'amico Mafrici. La Procura decide quindi di mettere sotto controllo i telefoni dell'armatore e della sua famiglia. La sorpresa, per gli uomini del colonnello Ardizzone, è dietro l'angolo: una chiamata proveniente dall'Italia fa saltare dalla sedia il vicequestore Ferdinando Papaleo, titolare dell'indagine 'Breakfast'.

L'utenza era quella di Claudio Scajola. L'ex ministro dell'Interno “rincuorava” Amedeo Matacena e gli prospettava le possibili soluzioni da mettere in campo per garantirgli la sua latitanza in Libano. Scajola si era, infatti, proposto per far uscire da Dubai Matacena, che nel frattempo era stato arrestato ma rimesso in libertà perché' la legislazione araba non prevede il reato di concorso esterno in associazione a delinquere.

La moglie dell’armatore, su indicazioni di Scajola, si era già rivolta all'ambasciatore del Principato di Monaco Antonio Morabito, di origini reggine, per cercare un aiuto su come garantire l'assistenza legale al marito. Nel provvedimento d'arresto il gip Olga Tarzia scrive che Claudio Scajola ha “sfruttato le proprie relazioni personali” per aiutare Amedeo Matacena. Tra queste “relazioni personali” compare anche Vincenzo Speziali, nipote dell'omonimo ex senatore del Pdl e residente a Beirut.

Per il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, Speziali “risulta protagonista anche della vicenda Dell'Utri”. E dietro l'arresto di Scajola e delle altre cinque ordinanze di custodia cautelare si allunga l'ombra della massoneria deviata, legata alla 'ndrangheta, in un rapporto di 'interrelazione biunivoca al fine di estendere le potenzialità operative”. Tanti i commenti all'arresto dell'ex ministro. “Non sapevo nulla di quest'inchiesta, ma sono addolorato per l'arresto di Scajola - ha detto Silvio Berlusconi -. L'inchiesta non c'entra nulla sulla mancata candidatura; un sondaggio ci aveva fatto capire che con Scajola avremmo perso dei punti”. Più duro, invece, il consigliere politico di FI Giovanni Toti che parla di 'giustizia ad orologeria'. (fonte il Velino)