di ANTONIO CALABRO' - C’è adesso questo fenomeno delle “Sentinelle in Piedi”, una organizzazione che protesta contro i diritti degli omosessuali con una modalità pretenziosamente culturale: occupano una piazza e stanno fermi un paio di ore in piedi leggendo un libro.
Le finalità di questa protesta? Manifestare contro l’eventuale approvazione della legge sul reato di omofobia, ribadire la centralità e l’unicità della famiglia “tradizionale” e rimarcare l’importanza delle differenze di genere, con la donna che non può permettersi di rifiutare le gravidanze e deve svolgere il suo ruolo primario di madre prima di ogni altra cosa.
L’origine di questo gruppo affonda le sue radici in un mondo che è stato sempre ostile alla modernità e a una emancipazione che fosse veramente per tutti. Le ragioni che sostiene, sono molto vicine a quelle delle organizzazioni cattoliche rigorosamente conservatrici e ai gruppi dell’estrema destra. Provocano non pochi imbarazzi al processo di modernizzazione della Chiesa di Francesco che proprio in questi giorni affronta i temi della famiglia nella società del terzo millennio. Accostare la sessualità al peccato è sempre stato il segno di un disagio nascosto dal fanatismo. La società intera dovrebbe comprendere i motivi reali della fragilità che si nasconde dietro queste culture animate da chi non riesce a vivere serenamente e in modo libero la propria condizione umana. La democrazia ha l'interesse vitale di produrre gli anticorpi che rendano tolleranti gli intolleranti.
Alla società serve suo percorso verso la concordia per passare dalle strettoie delle idee arroganti. Il cammino verso l’inclusione deve attraversare gli ostacoli di chi invece pensa di detenere -in modo esclusivo- la verità. Lo sforzo del buon senso, e della buona politica, deve essere orientato sempre in questa direzione.
Le Sentinelle in Piedi esprimono il loro dissenso verso l’apertura al mondo omosessuale, per millenni costretto al buio del segreto rischiarato solo da drammatici roghi o dalle lampade tremolante dei campi di concentramento, in un modo pacifico e anche interessante: stanno in piedi, e leggono.
Diamogli una mano. Consigliamogli dei libri. Potrebbero partire dalle poesie illuminanti di Jean Arthur Rimbaud, e da quelle impregnate d’amore di Verlaine. Proseguire con l’opera di Saffo, e volare sui campi preziosi del sentimento.
Leggere Oscar Wilde, per sorridere della sua arguzia, appassionarsi alle storie di Virginia Woolf , indignarsi per le denunce sociali di Truman Capote.
Piangere con Thomas Mann, appassionarsi con Gide, divorare le “Memorie di Adriano” della Yourcenair, rimanere sconvolti dalla follia mortale di Mishima, condividere le critiche alla realtà di Gore Vidal.
Arrabbiarsi con Ginsberg e Burroughs, affrontare Gertrude Stein, leggere le poesie sublimi di Saba, i romanzi folgoranti di Aldo Busi, passare al Satyricon di Petronio, terrorizzarsi con Jean Jenet, inebriarsi di Colette, di Forster, di Dora Carringhton.
Si potrebbe continuare con pagine e pagine. Di scrittori, di artisti, di scienziati, di filosofi, di politici, di atleti, di guerrieri, di martiri per la libertà. Tutti accomunati da qualcosa che non vi garba.
Leggete, Sentinelle, leggete. Leggere fa sempre bene, anche quando gli autori, come quelli che ho proposto, sono omosessuali. Abbiamo tutti da imparare, e la vita è così breve.
*foto di Alessia Candito, giornalista del Corriere della Calabria.