Le donne dell’Est – di TIZIANA CALABRÒ

Le donne dell’Est – di TIZIANA CALABRÒ

donne dellEst     di TIZIANA CALABRÒ - Ha i capelli chiari costretti in una coda bassa, le scarpe segnate,   gli occhi aperti sul mondo fuori che monotono scorre frettoloso e distratto. Sorride in una smorfia triste, senza importanza, dentro il viso vinto dall’incostanza del clima. E’ giovane ancora, aveva un marito che è meglio lontano che in casa ubriaco, e una figlia che in strada, no, non la porta più.

Elena è arrivata dalla sua casa lontana, con rassegnazione sperduta. Era una ragazza. Come lei altre donne dell’Europa dell’Est. Le trovi sedute sui gradini esposti delle chiese e dei bar. Luoghi di passaggio ideali per gesti di carità veloce.

Elena che conosce la misura del tempo che scorre denso, che pronuncia le vocali come sprofondassero dentro le parole, che la sua vita è la strada, il gradino assegnatole, il bicchiere di plastica da riempire di spiccioli, la gente che le passa accanto, gli sguardi lascivi dei vecchi senza dignità e controllo. E poi la figlia - che non è più bambina con quel corpo proteso alla vita - da proteggere. Ché in strada non la porta più dopo la scuola a tenerle compagnia ad alleggerire il peso delle ore. Per quegli occhi che la guardano come un oggetto in offerta, perché la strada è quello che è, ti segna. Perché Elena per sua figlia vuole una storia diversa. Te lo dice, con la naturalezza di una madre che si confronta con un’altra madre. Lei ancora più mamma, per la sua resistenza solitaria.

Sono tante le donne dell’est sedute tra chiese e bar. Le guardiamo a volte senza vederle, assorbite nell’arredo urbano. Non conosciamo la verità complessa delle loro storie, se non chiazze di quel mondo che ti mostrano regalandoti l’illusione della vicinanza. Fino a che il gesto della carità facile di chi ascolta che finisce nel bicchiere, non ristabilisce i ruoli, non ridisegna le distanze.