Sì certo, una legge c’è, ma ancora la strada è lunga e tortuosa, specie nella testa di questa Italia piccina, provinciale, spaventata, cresciuta dentro vestiti cuciti da altri - che dovrebbe aprire le finestre del cuore e affacciarsi su un mondo che non è di un solo colore - ma ha la bellezza e la ricchezza di un arcobaleno. Vi invito tutti ad andare a questa manifestazione. A mischiarvi tra la gente, a sentirne gli umori, la gioia, le parole. A vedere i ragazzi e le ragazze, a vedere l’amore che potente dipinge l’aria. A non avere paura della bellezza statuaria e insolita dei Transessuali, dei travestimenti giocosi. Vi invito a non scandalizzarvi.
Perché lo scandalo viene da altro. Viene dal pregiudizio, dall’ignoranza, dal voler giudicare per forza quanto non si sa e non si conosce. Vi invito a parlare con chi è lì perché ha vissuto, sin da quando la propria identità sessuale è divenuta manifesta, il disprezzo della gente “perbene”. Vi invito a portare i vostri figli. Perché fareste loro un gran regalo. E vi invita chi ha partecipato ai due Gay Pride precedenti nella propria città e lo ha fatto con la figlia.
Vorrei davvero poter toccare il cuore dei più riottosi, dei più torvi, di coloro che pensano che il mondo finisca sotto lo zerbino di casa loro. Ma queste sono solo parole distribuite su un foglio bianco. Allora andate proprio voi al Gay Pride, superando la vergogna ingiustificata. Fatevi raccontare il dolore dell’emarginazione, se la gioia dell’inclusione non vi sembra così convincente, non vi tocca l’anima e i pensieri.
Oggi mia figlia quattordicenne, lettrice di fumetti manga, piena di storie d’amore omosessuale (non pensate a nulla di morboso. Parlo d’amore non del sesso che tanto temiamo), si appassiona agli intrecci umani senza vedere se ad amarsi sono due donne, due uomini o una donna e un uomo. Lei va oltre. Lei vede quel sentimento naturale che arriva come una benedizione nelle nostre vite.
Andate al Gay Pride a Tropea giorno 30 agosto e fatevi travolgere dalla bellezza e dalla gioia.