UN ANNO DOPO. Ricordo di Paolo Pollichieni: “Un uomo contro”

UN ANNO DOPO. Ricordo di Paolo Pollichieni: “Un uomo contro”

pollichieni

E’ la seconda volta, da quando non c’è più, che scrivo di Paolo Pollichieni. In entrambi i casi con molta sofferenza e con una difficoltà, perfino di scrittura, per me sconosciuta. In fin dei conti, scrivere era il suo e il mio mestiere. Mille e una volta abbiamo discusso, ragionato e polemizzato su mille e una vicenda, sapendo che alla fine, ci piacesse o no, avremmo dovuto scrivere dato che la rotativa era già in movimento. Ci veniva facile. Discussioni, ragionamenti e polemiche che hanno sempre arricchito e rinsaldato, spesso fino alla complicità, il nostro rapporto.

Perché questa difficoltà attuale? Credo sia direttamente connessa alla personalità e al modo di essere di Paolo. E’ impossibile scrivere di lui immaginandolo fermo, senza obiezioni, senza le sue domande intriganti e le sue pretese di vedere le cose anche da un altro punto di vista. Ho faticato un po’ a capirlo fin quando non mi è diventato chiaro che dietro le mie difficoltà di oggi c’è la sua assenza, la sua personalità, il suo modo di essere, il modo in cui ha concepito e vissuto il mestiere di giornalista.

Di Paolo s’è sempre detto che era un polemista. Talvolta, specie quando non eravamo d’accordo, l’ho pensato anche io. Ma sbagliavo. Infatti, non mi mancano le sue polemiche, ma la sua interlocuzione, l’infinita varietà di argomentazioni con cui si opponeva alle proposte e alle versioni che gli venivano scaraventate addosso, i dubbi che riusciva a insinuare.

A volerlo definire, per quanto sia una forzatura definirlo, Paolo era un “uomo contro”. Gli “uomini contro” sono, io credo, il distillato migliore degli esseri umani che sono stati prodotti come conseguenza e reazione alle ingiustizie e alle vicende amare del Mezzogiorno e della Calabria. Uomini e donne costruiti e segnati, anche se provenienti da classi agiate e culturalmente attrezzate, dalle asprezze della vita meridionale. In Calabria, forse, ancor più che nel resto di altri Sud.

Paolo ha fatto del giornalismo un’arma dell’opinione pubblica, dei calabresi che chiedono conto e ragione dell’accumulo secolare di ingiustizie, fregature ed emarginazioni.

Per questo il suo giornalismo è talvolta apparso trapuntato da radicalità. Per questo Paolo ha dovuto alimentarlo in continuazione col coraggio e col rischio accettati lucidamente. E paga il conto di una vita sempre in tensione che, anche per questo, si consuma più rapidamente.

Era coraggioso Paolo. Mai azzardato o irresponsabile. Sempre attento ad assumersi personalmente e fino in fondo il rischio delle sue scelte, si trattasse di tutelare le sue fonti o i suoi familiari a cui è sempre stato legatissimo, attentissimo a non esporli o comunque a ridurre al minimo le conseguenze delle sue scelte.

Coraggioso e consapevole. Scriveva in modo fluente e rapido, ma prima ci pensava soppesando rischi e variabili. Credo non abbia mai rinunciato a fornire ai suoi lettori il nucleo fondamentale della verità e dei fatti che era riuscito a ricostruire.

Lo ha fatto quando ha scritto di mafia e quando ha scritto di politica.

Sapeva di correre tutti i rischi connessi a questo mestiere. I rischi che si corrono quando invece di scegliere le notizie – questa sì questa no; questo particolare ok, quello è troppo compromettente - si decide di raccontare tutti gli elementi significativi di cui si è entrati in possesso. Le notizie non sono dei giornalisti ma dei lettori: nasconderle è come rubare. Lo ripetono tutti i giornalisti, anche quelli che le notizie, prima di pubblicarle, le valutano col bilancino e se le giudicano rischiose passano oltre. Paolo invece ci credeva che fosse così. E talvolta proprio per questo ha subito cattiverie, minacce, attentati gravissimi. Le notizie erano dei suoi lettori e lui le pubblicava sempre nonostante fosse consapevole dei rischi e di quanto fossero urticanti per certi ambienti dalla reazione facile. Non lo faceva perché imprudente o incapace di rendersi conto ma perché era la sua etica professionale.

Una dimensione professionale che chi entrava in contatto con lui percepiva come fosse un fenomeno materiale e che a Pollichieni ha consentito di vivere una vita carica di passione, la vita che ha scelto e che ha voluto. Ciao Paolo, e grazie di tutto, aldo varano

*Questo articolo è già apparso nello speciale dedicato a Paolo Pollichieni nel primo anniversario della sua scomparsa sul Corriere della Calabria, il giornale fondato e diretto da Paolo Pollichieni

  • TRIDICO, che unisce il Centrosinistra perché nato dal cuore della Calabria

    FILIPPO VELTRI
    Posso dire davvero, senza falsa modestia, che l’avevo capito dalla sera di Ferragosto che Pasquale Tridico alla fine avrebbe accettato di fare il candidato alla presidenza della Regione e diventare l’uomo che alla fine ha unito il centrosinistra calabrese.Lo…
  • A SALVINO NUCERA, IN MEMORIAM

    GIUSEPPE TRIPODI
    Gli antichi dicevano che «maru è lu nudu//ma cchiù maru è lu sulu».Il proverbio ruota intorno all'aggettivo calabro-romanzo «maru» che compare tantonella prima parte (tema) che nella seconda (rema); esso significa «povero, misero,disgraziato».Il senso del…
  • La Cineteca della Calabria: da Carne inquieta (Repaci) alla notte della Cultura a Palmi

    ZoomSud
    Correva l’anno 1952 ed usciva in Calabria, al Teatro comunale "Francesco Cilea" di Reggio Calabria “Carne inquieta”, di (Repaci) Musso, prodotto da Paolo Montesano, all’epoca personaggio di spicco della vita culturale reggina. Era stato proprio Prestifilippo…
  • IL LIBRO. A me la Gloria, Mimmo Gangemi, Solferino

    MARIA FRANCO
    "Era sui vent'anni, allegra e spigliata mentre parlava con due giovani. Fumava disinvolta e noncurante delle occhiatacce delle dame. Aveva qualcosa che lo intrigava. Non la bellezza. Per bellezza non luccicava. Era carina, ecco. (...) Tuttavia, lo attraeva,…
  • Le Regioni strumento di crescita del divari in Italia

    ISAIA SALES
    “Le rughe di una nazione sono altrettanto visibili di quelle di una persona”,scriveva Emil Cioran. Paradossalmente, in Italia le rughe sonomaggiormente evidenti nelle istituzioni più giovani, cioè le Regioni, chehanno acquisito una centralità nel dibattito…
  • Il nuovo libro di Mimmo Gangemi: "A me la gloria", Solferino

    FILIPPO VELTRI
    Mimmo Gangemi torna nelle librerie (dal 27 giugno) con un nuovoromanzo ‘’A me la gloria’’ (Solferino) che attraversa un pezzo della storiaitaliana, quella in particolare di Edda e Galeazzo Ciano. È il 27 gennaio del 1930 quando lui la vede: una ragazza non…
  • Le montagne della Porcina in Sila, tra lago Arvo e conca Cecita

    PIERGIORGIO IANNACCARO
    E’ una mattina di un Maggio di tanti anni fa, quando io e un amico, lasciata la macchina lungo una strada provinciale, ci incamminiamo su una strada sterrata, verso ponente, con lo scopo di raggiungere la cresta delle Montagne della Porcina, in Sila, a…
  • L'ANALISI. Tutti contro il Pd mentre il Cdx perde un'elezione dietro l'altra

    FIIPPO VELTRI
    Dopo l’ultima (e parziale) tornata elettorale è tornata in auge una voce comune, in circolazione ormai da alcuni anni, sul fatto che il Pd calabrese paghi i suoi non brillantissimi (poi vedremo, tra l’altro, se e come è vero) risultati elettorali e di…
  • Quel groviglio tra servizi segreti deviati e mafia contro il pericolo rosso

    ISAIA SALES
    I delitti eccellenti di mafia, così come le stragi compiute fuori dallaSicilia, presentano una singolarità tutta da decifrare. Innanzitutto,vengono commessi solo a partire dal 1971, con l’uccisione delmagistrato Pietro Scaglione, a quasi 80 anni di distanza…
  • RICORDI. La scuola, l’arte di legare le persone e “il mestiere piu’ antico del mondo”.

    MATTIA CELESTA
    di MATTIA CELESTA – C’è un bellissimo libro dello psichiatra Paolo Milone che si intitola “L’arte di legare le persone”. Parla del “mistero della malattia mentale” quando “convive con la quotidianità umanissima di chi, a fine turno, deve togliersi il camice e…
  • Il genocidio di Gaza, i silenzi, la fine del mondo...

    FIIPPO VELTRI
    IL GENOCIDIO DI GAZA, I SILENZI E LA FINE DEL MONDODI FILIPPO VELTRI"Me la sono sempre immaginata così la fine del mondo: muri sbriciolati,pareti dalle ferite profonde, un cane che scava tra i rifiuti diventati unadiscarica a cielo aperto, le strade quasi…
  • L'ANALISI. Si chiude l'era De Luca. In Campania urgono democrazia e rinnovamento

    ISAIA SALES
    I prepotenti, gli autocrati e i ricattatori si somigliano tutti. A destra e a sinistra, in Europa e nel mondo, in Campania e in Italia. Sono fatti della stessa pasta di cui è fatta la peggiore politica. La loro pericolosità cambia in rapporto al ruolo che…
  • LONGFORM. Le lezioni stravaganti di Giuseppe Tripodi

    PAOLO MARTINO
    LE LEZIONI STRAVAGANTI DI GIUSEPPE TRIPODI La stravaganza non è un fatto negativo. Vengono in mente le “Pagine stravaganti” del grande filologo Giorgio Pasquali che, all’insegna dell’autoironia, esibisce interessi eterogenei, eppure sempre in qualche modo…
  • L’Unical e l’Europa: centinaia di studenti da 26 nazioni per il Council Meeting 2025 di EUPeace

    ZoomSud
    Dal 5 maggio una settimana all’insegna di pace, giustizia ed inclusività con spettacoli, incontri, visite guidate e workshop Ben 300 studenti provenienti da 26 diversi Paesi europei prenderanno parte all’evento "EUPeace & ESTIEM Council Meeting Calabria 2025"…
  • SUD, intellettuali e politica. Una discussione a Milano. Intervista a Franco Ambrogio

    FIIPPO VELTRI
    Un paio di settimane fa una Fondazione lombarda, di Milano, la FondazioneCorrente, ha organizzato nel capoluogo di quella regione una giornata perdiscutere su Intellettuali e politica, con l’occhio rivolto al Mezzogiorno.Si, a Milano, a mille e passa km da…